mercoledì 30 agosto 2017

Avrebbe potuto essere un Tempio

Non gli era sembrato vero che la vita lo avesse lasciato andare senza opporre resistenze. In fondo la paura di morire altro non è data che dal doversi sottrarre alla stretta presa che l'esistenza stringe su chi vive.
Ora era libero dalla fame e dai bisogni della sua sessualità, libero dalla veglia e dal sonno, dalle malattie e dai desideri, dispersi con il disgregarsi del corpo. Gli rimaneva soltanto la sua intelligenza, incapace di essere più di quello che riuscì a essere nel corpo che aveva da poco lasciato. Un poco senza misura, se confrontato all'assenza del tempo nella quale la morte trascina chi il tempo non ha saputo mettere a profitto.
Ora era libero dall'imposizione delle leggi che governano la vita, e ancora non ne sentiva la mancanza, tanto era stato il dolore che ne aveva ricavato, e che gli pareva persino giusto aver subito. Anche il buio nel quale era sprofondato aveva cessato di fargli paura, da che aveva restituito il dono della vita al Mistero che glielo aveva donato, un Mistero del quale non aveva potuto cogliere la benefica oscurità.
Non c'erano altri esseri lì dentro, venuti a consolarlo con nuove promesse, e si sentì risucchiare da tutto ciò che non aveva capito. La Non esistenza contiene l'esistenza, e ha leggi più forti di quelle che danno la vita, perché la vita deve togliere.
Nessun vento gelido e nessun fuoco gli avrebbe più raggelato o incendiato l'anima, che era morta non avendo più carne da far pulsare, lui era il piccolo brillio del vortice generato al centro della propria galassia, un esule disperso in una piccola casa sconosciuta, che avrebbe potuto e dovuto essere un Tempio.


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