venerdì 10 aprile 2015

La vista del "Terzo occhio"

La conoscenza di ordine culturale, quella che è mediata dalla mente, non può colmare la distanza che separa chi conosce dalla realtà che cerca di conoscere, ed è una distanza che, impedendo l'identificazione del conoscente col conosciuto, impone la necessità di una interpretazione che degraderà la qualità della sintesi ricercata. Diversamente la vera conoscenza princìpiale (di principio) annulla questa distanza, corrispondendo al risultato dato dall'identificazione tra conoscente e conosciuto - dalla visuale di chi conosce - che è assimilazione quando considerata dal punto di vista della realtà conosciuta. La consapevolezza spirituale degli uomini di conoscenza non è mediata dalla loro mente, è dunque immediata, perché avviene sul piano informale dell'Intuito sovra individuale, diretto e immediato perché al di sopra del tempo. Quest'ultimo modo di dire - che l'Intuizione intellettuale sia al di sopra o al di là della durata temporale - in realtà non sarebbe corretto, perché dicendo "al di sopra", oppure "al di là", si coinvolge l'estensione, mentre l'Intelligenza universale, alla quale l'essere che è stato illuminato dall'assoluto attraverso un maestro ha accesso, non è sottomessa ad altro che alla Verità unica perché assoluta, centro di ogni altra realtà. La comunicazione immediata col centro di sé, concessa dall'iniziazione, dà accesso all'Intelligenza universale, della quale l'intelligenza individuale costituisce un effetto, e più spesso anche la sua vergogna.
Colui che conosce direttamente i princìpi di ordine universale, quindi applicabili a ogni aspetto dell'esistenza, sia esso microcosmico che macrocosmico, non  ipotizza più né inventa o formula idee personali; ed è questo il prezzo pagato da chi "vede" senza dover interpretare per conoscere il senso delle realtà viste attraverso i loro princìpi.
La vista spirituale è possibile perché la centralità dell'uomo è assoluta e uguale al Mistero. Se così non fosse non sarebbe possibile, per l'essere umano, conoscere in modo assoluto e privo del dubbio.
Cita un detto Sufi: la Certezza iniziatica è come l'infinità interna del Mistero assoluto, la quale non può esaurirLo.

Esseri appartenenti a tutte le diverse popolazioni hanno condiviso questo sapere universale, ma nessuno ne è mai stato e mai ne sarà il proprietario, perché non è una conoscenza umana e neppure di altre specie dell'universo. All'essere che conosce in questo modo che supera, non negandola, la logica propria a una corretta razionalità, è dato "vedere" gli stessi princìpi visti da altri che, come lui, hanno accesso alla stessa vista interna, ma ognuno di questi illuminati vede le verità di principio secondo il grado del proprio avanzamento spirituale e personale, secondo gli aspetti che ognuno di essi vuole evidenziare. Nessuna delle visuali adottate potrà contraddire quelle degli altri illuminati, perché tutte queste visuali procedono dalla stessa centralità che è loro inizio e loro sintesi.

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