domenica 6 aprile 2014

Sull'iniziazione che sfocia nel risveglio spirituale

Sono in molti a credere che il risveglio spirituale sia una dimensione analoga a quella che si sperimenta quando al supermercato l'occhio cade sullo scaffale dove stanno nascosti i prodotti scontati. Alcuni si chiedono, addirittura, se siano da considerarsi dei risvegliati solo perché si sono posti il problema. Nessuno tra costoro si chiede come mai monaci, da una vita ritirati in preghiera e meditazione, gemano di dolore nell'unica consapevolezza guadagnata, quella che dice loro di non essere tra i risvegliati. Il satori, la prima illuminazione, non è una rigenerazione che può lasciare dei dubbi, è una valanga che travolge all'improvviso, in nessun caso simile all'emozione data da una scoperta improvvisa e importantissima. Non è uno scoprire di essere più intelligenti di prima, perché non è la propria intelligenza, di natura individuale a essere cambiata, non è nemmeno il risultato di una vocazione, o di un livello culturale derivato dallo studio. Non si è iniziati perché si è buoni, né per le azioni che sono state, oppure no, compiute. È L'Assoluto che, attraverso la mediazione di un maestro a propria volta iniziato in una catena sovra temporale ininterrotta, trasmette l'influenza spirituale che, divenuta attiva in un tempo diverso per ognuno, apre all'iniziato la possibilità di comunicare col centro assoluto di sé, che è interiore, e causa dell'ego individuale esteriore. L'intelligenza individuale non aumenta, ma si trasforma in universale. L'essere conosce nell'immediatezza sovra temporale, e sa senza dover riflettere, perché la riflessione colma la distanza che separa il conoscente dal conosciuto, ma la colma artificiosamente attraverso l'ipotizzare, mentre la vista interna vede senza mediazione della mente, in modo diretto attraverso l'Intuizione intellettuale superiore, i princìpi universali dai quali tutto procede. Li vede e conosce perfettamente, perché l'intelligenza universale è l'intelligenza del sé interiore. All'intelligenza individuale resta solo il doverne prendere atto, e il suo tacere o dire nulla cambierà del nuovo piano di consapevolezza per sempre acquisita. L'essere stati iniziati determina anche una rigenerazione psichica, perché qualsiasi modificazione spirituale è seguita da tutto ciò che da essa è conseguentemente determinata, e all'inizio c'è anche quella che ho chiamato "valanga" e che si esprime sul piano emotivo. Chi è stato iniziato non sa di esserlo, fino a quando sarà sepolto da questa nuova e diversa consapevolezza. È una morte ancora più vera della morte fisica, perché quest'ultima non apre alla consapevolezza spirituale, e può essere sopportata solo da chi ha le qualificazioni interiori per poterlo fare. Solo l'Assoluto le conosce, e nessun maestro, per quanto sia di grado elevato, potrà sapere in anticipo se la trasmissione passata a un essere avrà, come conseguenza, l'iniziazione, o se sarà stato inutile il suo operare il rito iniziatico. Rito che quando operato da un'organizzazione iniziatica è visibile, anche se non compreso da chi è al centro della ritualità, ma nel caso di un'iniziazione al di fuori di un'organizzazione iniziatica, svolto da un singolo maestro, l'essere non sospetterà neppure di essere stato oggetto di un rito, e fino a quando non sarà travolto dagli effetti dell'iniziazione, se questi ci saranno, non avrà alcuna possibilità di accorgersi di nulla, perché la sua coscienza ancora non dispone degli strumenti di comprensione che si svilupperanno in seguito, a volte in brevissimo tempo, altre volte in uno lungo.
L'Assoluto è Libertà assoluta e non può contraddirsi, dunque non priva un essere della propria libertà, attraverso l'iniziazione. L'essere che ha ricevuto l'iniziazione, e che da virtuale è divenuta effettiva, acquisirà capacità che non potrà più perdere, ma le può rifiutare se vuole, anche se non potrà dimenticarle. Le conseguenze dell'essere stati iniziati non sono ristrette a un pensare che esprime teorie, ma coinvolge tutto l'essere, in tutte le sue manifestazioni e nei prolungamenti di sé. Un iniziato non vede solamente la verità dei princìpi, ma è in grado di cogliere ciò che nessuna persona comune è in grado di conoscere di ciò che accade dentro e fuori di sé. Si leggono le intenzioni delle altre persone in un lampo, insieme alla qualità del loro agire, oltre che del proprio, e non si è riconosciuti per ciò che si è, né si può comunicare l'essenza centrale che consente la vista interiore. Di più… il mondo si accorge quando qualcuno ha messo un piede tra gli stipiti della porta che il mondo tiene accuratamente chiusa, per evitare che qualcuno gli possa sfuggire, e mette in atto strategie difficili da sopportare per fare in modo che questo essere ritiri il piede, per ritornare nei ranghi dell'illusione. Un iniziato non vive mai tranquillo, perché il suo essere calmo deve essere una conquista in mezzo al proprio dolore, non è mai depresso, non piange e non sghignazza altero. Può dire di ciò che è possibile dire all'interno di ciò che è il relativo comunicare, o può tacere, nulla cambierà la natura del suo essere iniziato se parla o tace. Il suo tentativo di illustrare cosa sia l'iniziazione potrà essere compreso soltanto da chi è stato iniziato a propria volta, ma è comunque utile perché i gradi nei quali l'iniziazione è attuata dipendono dall'agire di chi è iniziato, e non dal suo esprimersi a parole; questo significa che chi è più avanti nella consapevolezza, sia interiore che esteriore, può aiutare coloro che muovono i primi loro passi nella sfera della Certezza assoluta.

Per questo si parla, per le stesse ragioni si tace.

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