sabato 23 novembre 2013

La fiducia in se stessi

Poche realtà sono crudeli come la coscienza. La sua durezza non è data da una sorta di infallibilità che la coscienza non può pretendere di avere, ma lo è per il compito che essa deve assolvere: quello di opporsi all'egoismo che induce a compiere i più gravi errori. La coscienza guarda l'agire dell'egoismo dietro gli occhiali da sole che non rivelano la luminosità del suo sguardo, occhiali oscurati messi lì da chi li ha chiamati "autostima". Quando la coscienza decide di toglierseli vede le cose più chiaramente, ma per osservarle in profondità nelle loro reali ragioni d'essere, la coscienza deve liberarsi del velo dal quale è protetta e non può farlo da sola, perché non c'è solo lei che deve perfezionarsi. Insieme a lei c'è il resto dell'individuo che è esposto ai pericoli che la verità porta con sé. La trasformazione che eleva una coscienza al rango dato dall'essere consapevolezza, può attuarsi soltanto in alcuni individui che hanno le qualificazioni che li rende adatti alla vista interiore, diretta e non mediata dalla mente, della realtà spirituale che rivela se stessa attraverso la conoscenza assoluta dei princìpi che sono fondamento della realtà relativa. Questo mutamento della coscienza non sarebbe possibile se nell'uomo non fosse presente una centralità che non è relativa. È attraverso di essa che l'essere umano "vede" al di sopra del dubbio. È un vedere incomunicabile nella sua essenza assoluta, ma la mente può decodificare le realtà viste e comunicare quello che è comunicabile attraverso la logica impeccabile che ha il pensiero, quando si limita a tradurre una conoscenza che è perfetta, perché procede dalla perfetta consapevolezza dei princìpi universali che ordinano la manifestazione della realtà. Per colui che "vede" non è importante descrivere la realtà vista, non cambierà nulla di sé se comunica oppure no, ma è libero di scegliere se parlarne o no, perché in tutti i casi la verità si difende da sé attraverso la propria incomunicabilità. Resta il rischio che una diffusione di verità porta inevitabilmente con sé, perché è preferibile ignorare del tutto al deformare che deriva dal non poter comprendere verità che non sono alla portata di comprensione della propria intelligenza individuale.
È singolare che l'unica fiducia possibile in se stessi che chi "vede" può avere non è quella riposta nella propria persona, ma è verso la perfezione dell'Intelligenza universale, alla quale si ha accesso senza avere alcun merito personale diverso dalla propria disponibilità al considerare inutili e dannose le proprie opinioni personali, insieme alle proprie idee, perché l'unica verità che entrambe hanno è quella di essere vere opinioni e vere idee che riguardano il falso.

L'unica "autostima" che ha valore è quella data dal sapere che la radice di questo termine, "auto", non ha alcun valore.

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