sabato 1 giugno 2013

Dolore e piacere


Ci si abitua al dolore come al piacere, si impara a sopportare perché la vita è sopportazione e tolleranza delle emozioni estreme. La sopportazione attenua gli spigoli che la nostra inadeguatezza al vivere si costruisce e le ferite si chiudono, lasciando cicatrici sulla pelle e nell'anima che non si dimenticano di noi. Ci si abitua persino al piacere estremo, diventando refrattari alle sensazioni piacevoli, e ci si estranea dal dolore acuto perdendo i sensi. In entrambi i modi si esce dolorosamente dallo stato usuale in cui si trova la nostra coscienza, rifugiandosi nel limbo ovattato del sogno incompleto, in attesa di tornare a gioire e a soffrire la vita sperando nella felicità eterna. Ma la felicità è uno stato d'animo in perenne movimento, che deve il suo esserci alla consapevolezza di sé e del mondo, e non si può essere felici quando si ignorano le ragioni per le quali quella felicità dovrà essere donata per non doverla sopportare.

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