venerdì 31 maggio 2013

Dialogo con un amico professore di filosofia

Massimo

Ho un cattivo carattere, lo so, perché non sono accomodante. Non lo sono mai stato, ma ora lo sono ancora di meno, perché su questioni intellettuali essere accomodanti significa scendere a compromessi, e quando si difende la verità il termine compromesso è la chiave che apre la porta alla menzogna.

Aligi

Assolutamente d'accordo, purchè la difesa della verità non si confonda con l'illusione di possederla tutta. La difesa della verità non ammette compromessi, ma è strettamente legata al dialogo, allo scambio di punti di vista. Solo confrontando punti di vista diversi è possibile liberarsi dagli errori, e creare nuovi punti di vista, che possono essere più vicini alla verità dei precedenti.

Massimo

La verità unica non è un punto di vista, non lo è perché è centrale e generatrice della circonferenza, la quale è composta dai punti che cambiano la visuale per la diversità dell'angolazione dalla quale si considera una verità, sia quando quella visuale è rivolta al centro, che quando lo è verso gli altri punti osservati. La verità è una prima di essere molte, ma per quanto riguarda le molte verità hai ragione. Eppure c'è un modo del conoscere che non è discorsivo né consequenziale, perché è diretto e non mediato dalla mente. È il conoscere proprio all'Intelligenza universale che vede nella Certezza priva del dubbio. La Certezza, dice un detto Sufi, è come l'infinità del Mistero la quale non può esaurirlo. Non è un conoscere tutto, ma è il conoscere i princìpi universali emanati dal Mistero i quali ordinano, modulandola, la manifestazione della realtà. Sono princìpi fissi, ma evidentemente non assoluti perché l'Assoluto è unico. Sono fissi nei confronti della realtà che ordinano. Il principio del movimento, lo sai benissimo, quello che impone al cosmo il doversi muovere di ogni suo componente, non potrebbe muoversi a propria volta senza fermare la vita, dunque è sì immobile e centrale alla vita, ma la sua funzione è legata all'esistenza e nell'istante questa cessasse, cesserebbe anche la sua funzione e il principio con essa. Essendo molteplici i princìpi, che sono detti universali perché applicabili all'intero universo, sono al minor grado possibile di relatività nei confronti del principio primo, ed è una gradazione stabilita dalla prossimità che ognuno di essi ha al centro generatore. La distanza cambia al variare delle caratteristiche di ognuno di essi, così il principio della qualità è più vicino al centro di quanto non lo sia quello della quantità, che è suo strumento. La conoscenza dei princìpi e della gerarchia nella quale sono ordinati tra loro non rientra nelle concessioni date dallo studio, e neppure dell'esperienza conoscitiva e personale di vita, ma è trasmessa dall'Assoluto, per il tramite di un maestro spirituale, attraverso l'influenza spirituale che necessita, per essere attivata, di qualificazioni personali delle quali non è qui luogo per descriverne le caratteristiche. Monaci equilibrati trascorrono la vita inutilmente alla ricerca di questa iniziazione, mentre altri individui di poco conto se la sono vista cascare addosso senza mai averne sentito parlare prima. Nel suo essere una terrificante e meravigliosa esperienza l'iniziazione è solo l'inizio di una rigenerazione, spirituale e anche psichica, che ha necessità di una morte alla vecchia esistenza. Credo tu debba averne sentito parlare molte volte, perché è impossibile che tu non sappia dei misteri Eleusini. L'acido lisergico, in un certo senso, ricorda da lontano ciò che accade nell'apertura dello sguardo universale interiore, solo che l'acido mostra legami che non possono essere pienamente compresi nella loro essenza da chi esercita la coscienza individuale al posto della consapevolezza universale. Credo di averti già detto di aver fatto più di un migliaio di trip, e di conoscere l'acido come pochi, avendo vissuto venti anni in sua compagnia, ma quello di cui sto parlando è ciò del quale l'acido vorrebbe dire senza poterne dire.

Aligi

Concordo che la verità non è un punto di vista e che è una, ma la verità non sono io, e nemmeno alcun essere finito. Io continuo ad essere socratico: la verità è solo del dio. All'uomo resta l'amore per la verità, cioè la filosofia. Tudici che c'è un modo di conoscere che non è discorsivo nè consequenziale, ed è proprio dell'Intelligenza universale. E' plausibile, come è plausibile che certi stati mentali, compreso quello suscitato dalla LSD nei momenti migliori ci porti a condividere per qualche momento l'intelligenza universale ed il suo moodo di conoscere. Ma proprio perchè questo modo di conoscere non è discorsivo nè consequenziale sta al di là del linguaggio: fa parte di ciò di cui, secondo Wittgenstein, non si può parlare. Nel suo linguaggio è ciò che si mostra: è il mistico. Certo che ho sentito parlare dei misteri Eleusini: e so anhe che Hoffman, d'accordo con Kereny, ha ipotizzato che la bevanda che veniva fatta bere prima dell'iniziazione ai misteri fosse a base di segala cornuta, e dunque contenesse o dietilammide dell'acido lisergico, o derivati dell'acido lisergico affini. Ma i misteri erano appunto misteri. Quando si torna dall'esperienza di contatto con l'Intelligenza universale si torna anche a forme di pensiero discorsive e consequenziali, e dunque non resta nulla di meglio che dialogare usando quelle forme di pensiero come stiamo facendo noi due, sperando che il diialogo ci aiuti ad avvicinarci a quelle certezza che abbiamo intuito in un altro stato di coscienza, accontentandoci di dire il dicibile.
P.S. Credo anche che quando ci accontentiamo di dire il dicibile per comunicare con altri non possiamo più pretendere la certezza, ma dobbiamo limitarci a fornire una visione che aspira onestamente ad avvicinarsi alla verità, ma che è aperta alla possibile confutazione da parte dell'altro e dunque alla possibilità di correzione.

Massimo


La visione immediata e diretta dei princìpi universali non è descrivibile né, quindi, si può tentare di farlo girandoci attorno. D'altronde non lo è nemmeno la fonte dalla quale ognuno di noi estrae le idee informali, per dar loro una forma attraverso il pensiero. La cosa si complica ulteriormente perché queste idee hanno qualità diverse in dipendenza della qualità di chi le ha. Il centro interiore dal quale esse nascono è chiamato, in metafisica, "sé", ed è analogo al Sé spirituale, Atma per le scritture vediche, identico per ognuno perché è unico per tutti, essendo la matrice spirituale che pervade tutta la manifestazione della realtà relativa la quale gira, per così dire, vorticandogli attorno. La ragione per la quale ciò che si estrae dal centro di sé ha qualità commisurate all'individuo che ha l'idea, assimilabile in tutti i suoi gradi a ciò che chiamiamo ispirazione, deriva dalle differenze di maturità interiore dell'individuo che comunica col centro di sé. Questo processo coinvolge sia coloro che non hanno un canale di comunicazione consapevole col sé, dunque la stragrande maggioranza delle persone, che quei rari individui i quali, invece, per volere del Mistero assoluto, e attraverso il loro essere stati iniziati da un maestro vero, appartenente a una catena ininterrotta che risale e nasce al di là della durata temporale, stavo dicendo, prima di perdermi, che questi individui hanno un accesso al centro di sé che è consapevole. È da questo accesso che costoro "vedono" i princìpi ma non solo, vedono la realtà su di un piano diverso, analogo al piano intellettuale sul quale ci si viene a trovare quando si è in acido, ma con molte differenze, perché in trip si è in uno stato passivo di osservazione, e benché si sia anche attivi nel formulare considerazioni, queste risentiranno dei limiti dati dal non essere consapevoli attraverso la propria maturità interiore. La conseguenza ingenera il più delle volte uno stato sì di meraviglia, ma confuso e incapace di individuare il bandolo dell'intricata matassa che i significati da estrarre... si potrebbe dire... abbindolano (neologismo inventato ora che mischia la fregatura con l'intrico). La claviceps purpurea che cresce sullo sclerozio della segale, che per queste protuberanze è detta cornuta, contengono anche principi attivi pericolosi, come l'ergotamina e l'ergotina che sono alcaloidi velenosi che nel processo chimico di depurazione sono mediati. È possibile che nell'antichità ci possano essere stati sistemi per elidere queste sostanze in modo da renderle innocue, ma in ogni modo il soma è una bevanda simbolica, che anche fosse stata allucinogena non avrebbe potuto aggiungere nulla alla maturità di chi l'avesse bevuta. I misteri eleusini erano gli stessi di ogni altro ramo appartenente alla tradizione metafisica che è universale; i piccoli misteri erano riferiti al compimento di tutte le possibilità implicite all'essere umani, mentre i grandi misteri riguardavano l'andare oltre alle limitazioni date dalla natura umana, al fine di entrare consapevolmente nella sfera dello spirito che necessita di uno stato che sia sovra-individuale. Dalla prima illuminazione conseguente all'iniziazione, quando questa da virtuale al suo inizio diviene in seguito effettiva, resta una lunga via da percorrere, e profondità ed elevazione del vedere interiore dipendono dal rigore col quale la persona applica al proprio vivere le conseguenze della verità vista. Tanto più sarà il rigore verso la verità che si conosce, perfettamente perché in modo assoluto, e maggiore sarà l'avanzare della consapevolezza spirituale. Verrà da chiedersi, leggendo quanto ho scritto, come sia possibile che un essere relativo e limitato possa aver accesso alla Certezza assoluta. Infatti questo non sarebbe possibile se l'uomo non partecipasse, in qualche modo, all'assolutezza dell'Assoluto. Il centro di sé di un individuo umano, jivatma per le scritture vediche, è questa comunione dell'uomo col Sé unico che è, propriamente, il Mistero assoluto. Si può dire che il grado di approssimazione dell'io superficiale al proprio sé universale (proprio è solo un modo di dire perché non si può essere proprietari di ciò al quale si appartiene) dà, come conseguenza, la possibilità di comunicare consapevolmente con la fonte centrale di ogni ispirazione. In trip si ha una comunicazione col centro universale, ed essa è cosciente, ma non consapevole. Per questo sarebbe un errore credere che il soma possa aggiungere qualità alle qualità già possedute. Se fosse utile, non è che io non ci abbia pensato, potrei scriverci sopra un libro per l'esagerata esperienza con gli acidi che ho avuto, trapuntata dalla poca esperienza che ho nella comunicazione consapevole col mio centro, ma ritengo non sia utile il farlo. Queste cose ora le ho dette a te perché so che potrebbero esserti utili, ma solo se tu riuscissi a mettere dietro la schiena i preconcetti avuti in eredità dai tuoi lunghi studi. Dubitando che sia possibile tu possa riuscirci, figurati cosa posso pensare sulle possibilità di comprensione che avrebbero altri eventuali individui che avessero la sventura di leggere quello che scrivo. ;) Resta di dire che la verità si difende da sé, nel suo non essere comunicabile, ma questo non significa che non si possa dire, per esempio, quello che ho detto, perché qualsiasi cosa si dica la verità resterà sempre inaccessibile, e per quanta abilità discorsiva si possa disporre quella Verità è l'Assoluto stesso. Tutti quanti traduciamo l'idea informale in pensieri, senza conoscere la vera natura dell'ispirazione, ma la vista interiore non è costituita da idee che sono proprie, è il "vedere" interiore di ciò che è per ciò che esso è, nell'assolutezza che dà Certezza indiscutibile. Certezza che non è il conoscere tutto, ma è il conoscere le leggi del tutto. Più ci si avventura all'interno di sé, attraverso la rigorosità dell'essere aderenti nel proprio comportamento alla verità che si conosce perfettamente, e maggiore sarà il grado della conseguente consapevolezza. Certamente ciò che relativo non è non può stare all'interno del relativo, quindi si potrà dire dei princìpi, ma non del modo di conoscenza che si ha della loro disposizione gerarchica, né del come li si conosce. Non è fede se non nel fatto che quando non si è consapevoli della totalità, ma solo delle leggi che ne regolano lo sviluppo e l'inviluppo, si può avere una certa fede per quel che si riferisce al non ancora conosciuto, ma che si sa, sempre attraverso i princìpi, che non potrà essere troppo differente da come ci si immagina che possa essere. P.S: la dottrina metafisica non è soggetta a discussione proprio perché essa è perfetta, non essendo un prodotto dell'invenzione umana. L'uomo può solo vederla e dire di essa ciò che la consequenzialità discorsiva consente di dire, restando necessariamente nei limiti della qualità dell'intelligenza individuale di chi ne dice...

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