mercoledì 24 aprile 2013

Matematica e geometria dell'ineffabile


L'uomo utilizza la matematica e la geometria per misurare la realtà. Entrambe sono scienze convenzionali studiate in modo che siano il più possibile aderenti alla realtà che devono misurare. La matematica procede dall'unità la quale, moltiplicando se stessa, genera la molteplicità dei numeri determinata dalla somma o sottrazione, moltiplicazione o divisione, ottenuta attraverso la unicità di ognuno di essi. La geometria procede dal centro privo di estensione il quale genera la circonferenza estesa. Nonostante gli uomini dispongano del simbolismo dato da queste due scienze esatte, continuano a mettere in dubbio che ci sia un'unità centrale dalla quale derivi, per riflessione capovolta, la unicità che distingue ognuno di essi, e la molteplicità dei modi in cui l'intelligenza di ognuno non riesce a cogliere il senso univoco della realtà che le sta davanti... ridendole dietro.

4 commenti:

  1. Ci fu un giorno nel quale il mio bimbo più grande cominciò a farmi strane domande su Babbo Natale: come fa in una sola notte a portare i regali a tutti i bimbi del mondo? Come fanno le renne a volare? Come fa a sapere i desideri di ogni bambino? E altre domande ancora che mi fecero chiarissimamente comprendere come egli subdorava che Babbo Natale fosse una favola. Razionalmemnte aveva capito che la cosa non stava in piedi, che Babbo Natale non esisteva sul serio. Il muro delle sue certezze si stava, irrimediabilmente, sgretolando.

    Allora, in una serata invernale prenatalizia, davanti all'ennesimo film su Babbo Natale, di fronte all'ennesima domanda, mi arrischiai a comunicargli la verità: Babbo Natale non esiste. Credevo che egli fosse maturo per la conoscenza della verità e di fatto, razionalmente, lo era.

    Ma non avevo considerato l'aspetto emotivo: si arrabbiò, si disperò, me ne disse di tutti i colori. Arrivò a dirmi: "non sei più mio padre!"

    Mi affrettai a negare la mia precedente affermazione ma fu come quando rompi una tazza per il cafelatte e la rimetti insieme con la colla.

    Fu per me un'importante lezione: non basta essere maturi razionalmente per la verità, bisogna esserlo anche emotivamente. Altrimenti ci si fa più male del dovuto perchè, fra le altre cose, penso che la verità, spesso (forse sempre!) faccia già abbastanza male in condizioni ricettive ottimali.

    E dunque, concludendo, non mi pare sia sufficiente avvertire le incongruenze della realtà e desiderare profondissimamente e per lunghissimo tempo di conoscere come stanno le cose per "meritarsi" quella che la Bibbia, a mio giudizio a ragione, chiama la Sapienza.

    Bisogna essere pronti e in questo campo, come forse in tutti, l'unico giudice di cui fidarsi e al quale affidarsi è la Verità stessa.

    Amen! :-)

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  2. È un discorso difficile a farsi a causa delle influenze reciproche che le tre sfere, intellettuale, volitiva ed emotiva, esercitano tra loro. Ognuna di esse, pur essendo a contatto con le altre due, ne è in un certo modo indipendente, al punto che può svilupparsi senza trascinare in questo suo sviluppo ognuna delle altre due. Sarebbe, in tutti i casi, preferibile un rapporto armonico, perché fondato sulla commisurazione della qualità di queste tre dimensioni dell'essere, piuttosto che un predominio, fosse anche quello dell'intelligenza, dell'una sulle altre. Certamente quanto accade all'interno della sfera intellettuale si riflette nelle altre, e quando queste non sono pronte a sopportarne gli effetti conseguenti nel loro proprio dominio, gli squilibri che si producono posso dare dei grossi problemi. La sfera psichica, nella quale l'intelligenza individuale il sentimento e la volontà stanno, subisce forti cambiamenti all'apertura della vista interiore data dall'Intelligenza universale, la quale è essenzialmente spirituale, e non psichica. Questi scossoni possono innescare ripercussioni pericolose, ma conoscendo solo quanto è accaduto a me non sono in grado di approfondire più di quanto sto dicendo. Credo possa vedere solo chi è in grado di sopportare la vista interiore, che aumenta la propria profondità in dipendenza dell'agire e, di conseguenza, all'aumentare del grado di responsabilità dato dal crescere corrisponderà una maggiore fatica nel dover rispettare responsabilità maggiori. Significa che a quella fatica deve corrispondere un maggior controllo di sé, e a quel controllo una maggiore elasticità intelligente che dia la forza per essere rigidamente aderenti alla verità, sempre più grande, che si riconosce essere vera.

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  3. Ma davvero Babbo Natale non esiste? ;)

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  4. In un certo senso il vedere corrisponde all'incontrare Babbo Natale il quale, invece che darti un regalo, te lo chiede...

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