venerdì 22 febbraio 2013

I princìpi universali non sono i princìpi matematici


I princìpi universalmente validi non sono quelli matematici i quali, se si esclude il valore analogico e simbolico che hanno, sono di un ordine quantitativo. Il principio universale del movimento, per portare un esempio, è una legge non sottomessa al cambiamento perché se lo fosse la vita cesserebbe di essere. Qualità e quantità sono, alloro volta, da considerarsi princìpi applicabili universalmente, allo stesso modo della legge che vuole ogni realtà relativa essere attiva nel suo essere scomposta in poli opposti che, attraverso una ritrovata complementarità, si uniscono di nuovo nel principio del quale quelle polarità sono state la rappresentazione, relativa perché manifestata. Questa che sto esponendo brevemente è metafisica e non filosofia. Per quanto si riferisce alla logica si deve dire che essa è conseguenza della Verità totale che si esprime nelle verità parziali e relative e, dunque, essendo dalla Verità totale compresa, non potrà interamente comprenderla a propria volta. Nonostante questa logica limitazione la logica è solo l’insieme dei procedimenti attraverso i quali il pensiero razionale scova le contraddizioni ai presupposti dai quali è partita nel suo analizzare in cerca di una sintesi. È evidente che quando quei presupposti, o assunti di partenza, sono errati perché assurdi, la logica darà risposte altrettanto assurde. Quando, invece, la stessa capacità logica procede da princìpi universalmente validi potrà sperare, se non si perderà per strada, di trovare la sua anelata sintesi. La fede, a propria volta ha, come ogni altra realtà esistente, i suoi gradi e sfumature ma, sempre, è lontana dal conoscere a meno che… sia una fede che è conseguenza della consapevolezza, universale e immediata, totale e non relativa, dovuta alla capacità di comunicare direttamente col Centro di Sé. Eventualità più rara di un pianista monco.

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