venerdì 30 novembre 2012

I frutti dell'intelligenza


Ognuno dispone di un'intelligenza personale che è il riflesso individuale dell'Intelligenza universale, ricamatrice di mondi. L'intelligenza è il primo miracolo che prende vita dal Mistero e ha, come primo obiettivo, quello di capire le ragioni del Mistero. È dolorosa l'intelligenza, di un dolore che rasenta la felicità data dall'aver vinto la sofferenza. L'intelligenza non ha bisogno di compagnia, e i suoi frutti li ha dentro di sé. Il primo di questi frutti è l'amore che nutre per tutte le altre intelligenze che, come lei, cercano di capire. Il secondo frutto è la volontà che nasce dall'intelligenza che ama, e il terzo frutto è dato dalla disposizione che ogni intelligenza che ama e vuole amare ha... quando decide di chiudere gli occhi per lasciarsi andare al volere di un Mistero tanto più grande di lei.

lunedì 26 novembre 2012

Estrema accortezza


La pace senza la guerra è come delle gengive senza i denti, mentre la guerra senza la pace è come i denti senza le gengive, ma la bocca che può dire pace o guerra deve saper pronunciare entrambe le parole con estrema accortezza, se non vuole finire col mordersi il labbro a sangue per nulla…

giovedì 22 novembre 2012

Cambi di posto

L'allegria, la gioia o la tristezza contano poco perché cambiano di posto in fretta, ma sono i valori a cui si dà importanza che non si alzano dalla scomoda sedia dove aspettano di essere rispettati.

domenica 18 novembre 2012

Non demordere


Persino il Padreterno, nella Sua assoluta perfezione, ha fatto per noi tutto quello che poteva, eppure guarda i risultati... La realtà non dipende solo da te, e quello che conta oltre i tuoi sforzi sono le intenzioni che ti hanno mosso. Se i risultati non sono quelli sperati provaci ancora e ancora, e poi convinciti che la realtà non è al tuo servizio, ma sei tu a essere al suo.

sabato 17 novembre 2012

Guaritori nel mondo


È facile concedere giustificazioni a chi mente in un mondo di bugiardi, ma così facendo giustifichiamo anche noi stessi, e allontaniamo una rara occasione per cominciare a riordinare il nostro poter essere guaritori nel mondo.

mercoledì 14 novembre 2012

La ragione e la razionalità


La ragione è la capacità, squisitamente umana, di tradurre in pensiero il frutto delle intuizioni, delle osservazioni e delle sensibilità individuali. La ragione è il modo individuale attraverso il quale l'intelligenza si esprime attraverso il pensiero, e costituisce il riflesso individuale dell'intelligenza universale. La razionalità è il modo di cui si avvale la ragione per legare tra loro tutti gli elementi di un ragionamento attraverso la consequenzialità logica. La logica si muove nel tentativo di organizzare il pensiero attraverso la capacità di riconoscere le eventuali contraddizioni contenute in esso. Il principio di non contraddizione non è l'unico aspetto, benché essenziale, di cui dispone la logica. Quest'ultima utilizza l'analogia quando sa riconoscere i legami che uniscono tutti gli elementi considerati nel loro rapporto con altre realtà, simili perché obbedienti alle stesse leggi che ne regolano lo sviluppo consequenziale. Il grande obbedisce alle stesse leggi che regolano il piccolo perché è composto da piccoli. È attraverso la consequenzialità esistente tra le cause e i loro effetti che la logica dipana il proprio analizzare in funzione della necessità di arrivare a una sintesi, necessaria correlazione che ha ogni analisi per ricondurre il tutto all'unità dalla quale analisi e sintesi hanno avuto origine. Per far questo la logica si avvale di una chiave interpretativa che corrisponde a uno degli indefiniti punti che si trovano sulla circonferenza dell'esistenza, in relazione al centro sintetico al quale si deve giungere. Centro che è origine e finalità di quella stessa circonferenza. Quando la ragione ha carattere universale acquista prerogative definibili come sovra-razionali, perché la ragione individuale è circoscritta dai limiti propri alla consapevolezza e all'intelligenza individuale, mentre l'Intelligenza di ordine universale non ha recinti diversi da quelli della verità, conosciuta non attraverso la mente, ma a causa della capacità di intuizione immediata e diretta data dalla vista interiore, universale anch'essa e dono stabile concesso dall'Assoluto, a causa delle qualificazioni spirituali di cui l'individuo dispone. Mentre un individuo che ragiona usa la mente e il pensiero, per deduzione o induzione, un altro individuo che intuisce intellettualmente "vede" la realtà attraverso i princìpi che ne regolano lo svolgimento, e non ipotizza né può più inventarsi nulla. Coloro che sono iniziati ai misteri dello spirito vedono tutti la stessa e unica verità dei princìpi e non devono più interpretare, ma non possono comunicare che la superficie di ciò che vedono, perché l'essenza, che è centralità, è incomunicabile allo stesso modo nel quale il punto è privo di estensione e l'istante di durata. Ciò che è così visto, senza contenere l'ombra del dubbio, può essere tradotto in pensiero attraverso la logica e comunicato ad altri, ma così facendo, e dovendo necessariamente escludere l'Essenza da quel comunicare, si opera un degrado nella discesa all'interno della relatività, nella quale il ragionamento deve essere portato attraverso i limiti di un linguaggio anch'esso relativo, degrado che riconduce il frutto della vista perfetta all'imperfezione implicita in ogni esposizione. Essendo la natura universale assoluta essa non può essere esaurita, e questo significa che la vista interiore, pur conoscendo assolutamente i princìpi universali attraverso la stessa natura assoluta del Mistero assoluto, non può esaurirlo.

sabato 10 novembre 2012

Ancora sull'esistenza di Dio


Essere equivale a esistere. Essere deriva dal latino ex-stare che indica, nell'esistere, la non presenza della sua ragione sufficiente d'essere. Questo significa che l'Assoluto non esiste in quanto affermazione di un essere, anche se questi fosse il primo di tutti. Poiché l'Essere primo è causa di tutti gli altri esseri… in quanto causa non partecipa all'esistenza nella quale tutti gli esseri si esprimono, e a questa è esteriore. Esteriore in senso figurato e analogico, perché dire esteriore farebbe rientrare l'Assoluto nell'estensione caratterizzata da interno ed esterno, mentre l'Assoluto è "esteriore" e superiore anche all'estensione. Come è facile vedere i limiti impliciti al linguaggio consequenziale impongono l'utilizzo di modi espressivi che devono necessariamente subire i limiti propri alla relatività, la quale non può definire ciò che relativo non è, o meglio può farlo solo per negazione. Si è costretti a dire che Dio è, quando l'essere non conviene alla Realtà che è causa dell'essere. Questo appena scritto è un frammento della dottrina metafisica, e non frutto di mie supposizioni personali o abilità discorsive. Metafisica, che è conseguenza della vista interiore, diretta e non mediata dalla mente; vista intuitiva e intellettuale, che vede la sfera causale dei princìpi universali senza nulla possedere. La verità è madre dell'essere e nessun essere, che è sua conseguenza, la può generare per avere il diritto di possederla.

L'equità


Per me il concetto di equità è di difficile determinazione perché dipendente da innumerevoli fattori. Se l'equità vuole essere equa deve essere commisurata in giusta proporzione alla qualità delle intenzioni che hanno dato vita a un fatto. Mi spiegherò meglio: se due geometri costruiscono due case su due terreni adiacenti e il primo edifica una casa bella e poco costosa, mentre il secondo l'ha arraffazzonata in qualche modo, facendo spendere un capitale ai proprietari, e in seguito uno scossone della faglia tettonica sottostante i due terreni fa crollare solo la prima casa, quella ben costruita, perché questa si trovava sfortunatamente nel punto peggiore del sisma... quale equità di giudizio potrebbe avere la lucidità per accorgersene? Dal punto di vista spirituale l'equità può essere giusta solo quando è misurata attraverso le reali intenzioni che ha avuto chi ha compiuto un'azione, perché può accadere che due azioni con risultati analoghi siano una buona e l'altra cattiva in relazione alle intenzioni dalle quali sono nate. Resta da dire che le intenzioni sono la cosa più difficile da qualificare perché solo chi le ha avute può essere certo del loro valore. È per questa ragione che è così difficile essere equanimi.

venerdì 9 novembre 2012

Metafisica e filosofie


La metafisica è una dottrina unica, rivelata, che si occupa dell'universale. Le filosofie sono il modo che ha l'uomo di disquisire ed elaborare teorie, sovente in contraddizione tra loro, sull'esistenza e la causa che la può aver determinata. L'universale non può stare all'interno e del generale e del particolare, per questo la metafisica non ha nulla in comune con la filosofia e neppure può essere parte della filosofia come insegnano a scuola professori che non hanno la più pallida idea di cosa sia la metafisica. Aristotele chiamava la metafisica "filosofia prima" proprio per differenziare le filosofie molteplici dalla dottrina unica. La metafisica non ha un'origine umana e non è sottomessa allo scorrere temporale, dunque non può aver termine. La metafisica è la conseguenza del conoscere i princìpi universali in modo assoluto, immediato e diretto quindi, dato dall'apertura dello sguardo interiore e spirituale sulla realtà relativa, ma la vista perfetta dei princìpi è la stessa per chiunque sia un iniziato ai misteri dello spirito, solo i modi attraverso i quali è aperto il canale di comunicazione col centro di sé variano da individuo a individuo, allo stesso modo nel quale differiscono le vie che conducono allo stesso Centro.

lunedì 5 novembre 2012

Definire Dio?


Dio non può essere definito senza la certezza di ridurne l'essenza, tanto da avere una risposta che con Dio non ha parentele. Gli attributi che non gli converrebbero sono più numerosi delle stelle. Assoluto, infinito ed eterno sono modi negativi per dire che è unico e senza parti in relazione tra loro, privo di limiti e non sottomesso alla durata temporale. Solo la negazione può definirlo, perché l'Assoluto è causa del relativo, suo riflesso capovolto, e nessuna causa può entrare nei suoi effetti, così come nessun contenitore potrebbe stare all'interno di ciò che contiene. Alcune considerazioni attorno all'Assoluto, però, è opportuno farle: Assoluto significa anche Libertà assoluta, dunque priva di costrizioni. Noi siamo liberi di scegliere perché la Libertà assoluta non è libera di contraddire se stessa, e quando si riflette nella costrizione dell'esistenza lo fa portando in quel riflesso la libertà relativa. Per aggirare il rischio di dover fare un trattato di metafisica esporrò, sinteticamente, il modo di concezione delle scritture vediche: l'Assoluto è il Brahman ed è chiamato "Quello" proprio perché è il modo più facile e meno rischioso di definirlo senza definirlo. Il Brahman si riflette, secondo la sua legge universale, nella prima divisione chiamata Brahma che ha due aspetti complementari tra loro e che sono Brahma nirguna (senza attributi) e Brahma saguna (con attributi). Brahma saguna quando è riferito alla manifestazione della realtà è chiamato Ishvara e corrisponde alla concezione cristiana di Dio. Ishvara è la causa dell'essere ed è il primo Essere ma, in quanto causa dell'essere, è fuori dall'esistenza e partecipa alla Non esistenza. Per questa ragione in metafisica chiedersi se Dio esista è una contraddizione in termini. Poiché la realtà relativa è caratterizzata da una somma di limiti essa è da considerarsi negativa nei confronti della Realtà priva di limiti perché assoluta. Questo suo costituire una negazione implica che ogni altra negazione espressa al suo interno diviene la negazione di una negazione che corrisponde a una affermazione; questo implica che affermare la non esistenza di Dio corrisponde al modo migliore per affermare la concretezza della sua ineffabilità.

sabato 3 novembre 2012

Dieci risposte a dieci domande


1) Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per lei la felicità?
La felicità è lo stato d'animo silenzioso, conseguente alla consapevolezza assoluta data dalla perfezione del proprio stato, ed è un processo senza fine fino a quando non ci si sarà identificati all'Assoluto, dove inizio e fine sono un'unica, infinita, realtà.
2) Cos’è per lei l’amore?
L'amore è la ragione sufficiente d'essere della realtà, perché rende auspicabile il sacrificio di sé al fine di sostenere la ragione d'essere del mondo che esige la perfezione di tutti.
3) Come spiega l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?
La sofferenza è conseguenza della necessità che ha la gioia di non doversi illudere.
4) Cos’è per lei la morte?
La morte è la vita stessa quando ha necessità di rinnovare il proprio ciclo vitale. È per questo che la morte sarà l'ultima a dover morire.
5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?
I miei obiettivi sono contenuti nella perfezione della centralità e verso questa tendono.
6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?
 L'esistenza è, e il termine essere deriva da "ex-stare", che significa non avere in sé la propria ragione sufficiente d'essere. Per questo l'esistere costituisce necessariamente un progetto che deve realizzarsi negando i propri limiti.
7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?
Ogni essere è, a propria volta, un aggregato molteplice condensato attorno a un centro unico, uguale per tutti, invisibile e indescrivibile. L'individualismo è l'aspetto riflesso, capovolto com'è per ogni riflessione, superficiale ed esteriore, di questa centralità.
8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?
In linea generale il bene è ciò che non nuoce a nessuno, mentre il male è l'aspetto necessario a che il bene consenta all'amore di non essere illusorio.
9) L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?
L'Assoluto mistero mi ha aiutato, per ragioni che non mi è dato conoscere.
10) Quale è per lei il senso della vita?
Il senso è direzione, orientamento e il modo che ha la qualità per essere misurata. Il senso della vita è piccolo per la vita, ma grande come la ragione per la quale la vita è. La vita è caratterizzata da un insieme di limiti e costrizioni, e il suo senso non può essere altro che la propria liberazione. Il fine non è da confondere coi mezzi a disposizione per raggiungerlo, per questo il fine della vita non sta nella vita, ma nella ragione per la quale la vita è: la necessità di perfezione.

Se Dio è uno perché tante religioni?


Unità non è correlativo alla molteplicità, quest'ultima è in apparente opposizione e complementarità con l'unicità. L'unità metafisica, il Principio primo dunque, tutto comprende in principio e non ha correlativi. Come l'uno matematico contiene i molti senza esserne modificato, così l'Unità comprende sia l'unicità che la molteplicità che costituiscono il riflesso della centralità principiale che tutto genera. Unità la quale, a propria volta, è l'affermazione dell'Assoluto nella manifestazione dell'esistenza. L'esistenza è insieme unica e molteplice, ed è per questo che l'Uno ha molti modi per essere concepito. Chiesero a un santo induista se non sarebbe stato meglio che ci fosse una sola religione a immagine dell'unico Principio, e questi rispose che meglio sarebbe stato avere una religione per ogni individuo. Un Sufi, sulla stessa questione, disse che se l'Unico avesse voluto una sola religione… una sarebbe stata. La componente sentimentale, propria alle religioni, dalla quale scaturisce la morale nel suo miscelarsi ai princìpi, impone questa differenziazione. Diverso è il discorso per quanto riguarda la metafisica, che è una come la centralità della quale è l'espressione intellettuale, ed è composta da diversi punti di vista, i quali compongono l'unità principiale dell'ortodossia metafisica. Unità priva di contraddizioni ai princìpi universali dai quali la metafisica trae la sua origine e ragione d'essere.