mercoledì 12 dicembre 2012

Sulla teoria della reincarnazione


L'esistenza è molto più complessa di una formula matematica. Quest'ultima agisce in sintonia con le leggi universali, ma lo fa su un piano di realtà soltanto, mentre la vita si esprime in una moltitudine di piani correlati tra loro, certamente, ma da corrispondenze estremamente complesse difficili da prevedere. Prime fra tutte quelle temporali, perché i nodi che nella vita si aggrovigliano non trovano sempre il modo, sulla stessa linea temporale, di risolversi. Poi ci sono le intenzioni che giocano un ruolo determinante, perché due risultati analoghi tra loro possono essere stati determinati da intenzioni individuali opposte, e poiché l'intenzione stabilisce il grado di responsabilità di chi agisce, le due diverse individualità che hanno ottenuto gli stessi risultati avranno da questi ultimi delle conseguenze diverse. Questo significa che non sempre il risultato del proprio agire produrrà effetti a esso consequenziali, perché quei risultati saranno in armonia con le intenzioni che li hanno motivati. La direzione spirituale di ogni azione dipende dalle intenzioni che l'hanno orientata, per questo non è possibile ridurre l'esistenza a una serie consequenziale di cause e di effetti rigidamente deterministici. Lo spirito, che è intelligenza normativa della manifestazione dell'esistenza, è ben oltre la matematica. Quest'ultima ne rappresenta alcune leggi svolte sul piano di realtà quantitativo che le è proprio, mentre su quello qualitativo ha corrispondenze analogiche e simboliche, e sarebbe un errore ridurre il tutto a una sola sua parte. Karma indica l'azione in generale, ma è un termine abusato dalla credenza popolare che si riferisce all'idea che un essere sia sempre se stesso nel ripresentarsi alla vita in successivi e diversi cicli temporali. Le sacre scritture delle tradizioni di tutti i popoli trattano, concordi tra loro, di una molteplicità degli stati dell'essere, e non di un essere che si reincarna indefinitamente fino a raggiungere la perfezione delle proprie possibilità. Significa che oggi sei tu e alla fine di questa esistenza l'aggregato al quale corrispondi cesserà di essere, ma non lo farà la sua centralità, perché essa è, a immagine del principio dal quale proviene, immortale. Questa centralità, chiamata sé in opposizione alla superficialità riflessa dell'ego, è la stessa per ogni essere, ed è l'Essenza dello Spirito assoluto che tutto pervade e che il tutto contiene in Sé. L'attaccamento al proprio io determina la speranza di essere uguali a se stessi, in tutti i cicli vitali, anche della parte a noi superficiale, ma è una riduzione della verità che, così riducendosi, si corrompe allontanandosi da ciò che essa, in realtà, è.

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