martedì 29 maggio 2012

De gustibus non disputandum est?


Il detto riferito alla sacralità del gusto personale (De gustibus non disputandum est) ha la sua validità in ambito sensoriale, ma non in quello intellettuale. Questo perché le sensazioni individuali non hanno, come ha l’intelligenza, una valenza universale. L’intelligenza universale è madre di quella individuale, e anche piuttosto ristretta, che l’uomo usa persino male, allo scopo di rovinarsi l’esistenza. Una madre delusa ma paziente, perché sa che la vita serve proprio a far comprendere la distanza che separa la bruta convenienza personale da quella che abbraccia l’universo intero e coloro che lo abitano. Qual’è il modo per misurare la qualità dell’intelletto individuale di un deficiente che ha scritto la sua visione della vita? È la direzione verso cui è orientata quella visione. La direzione, il senso dunque, indica anche la qualità di una sostanza, in dipendenza della disposizione spaziale delle molecole delle quali questa sostanza è composta. Spaghetti e zucchero sono formati da carboidrati aventi un diverso orientamento nell’estensione che occupano. Nella sfera intellettuale, analogamente, saranno le intenzioni a esprimere il senso di una teoria, e in dipendenza di questo senso, e della sua prossimità e aderenza ai princìpi universali che regolano la manifestazione dell’esistenza, si potrà definire il grado e le sfumature della qualità, considerata in relazione all’universalità della quale essa è un effetto individualizzato. L’intelligenza universale è sovra-individuale e sovra-razionale — che non significa irrazionale — ma è condivisibile in principio dalla centralità spirituale di un essere che “vede” la Verità attraverso il modo che ha di condividere e vivere la stessa universalità. È questo il modo che consente di giudicare qualsiasi affermazione, verbale o scritta. E non si tratta di gusti, ma di intelligenza.

Nessun commento:

Posta un commento