sabato 22 ottobre 2011

Intelligenza e stupidità

L'intelligenza che guida l'universo è amorevole, quando obbliga se stessa al silenzio, per consentire alla stupidità di uscire senza traumi dal proprio doloroso stato di costrizione. D'altro canto la stupidità è di ostacolo all'emancipazione dell'universo ed è capace di tutto pur di sfuggire all'amabilità del sorriso che ogni cosa comprende. In realtà questa non è una vera lotta tra due fazioni opposte, perché l'intelligenza si concede solo di avere pazienza, mentre la stupidità consuma tutto ciò a cui si appoggia, tranne l'intelligenza capace di sottrarsi.

sabato 15 ottobre 2011

Nonostante tutto

Qualcuno, giovane o anziano che sia, riesce a ipotizzare che la realtà sia conseguenza della solidificazione di una menzogna?
È lecito credere che non sia la verità a sostenere l'universo e, con quello, ogni suo infinitesimo componente?
Verità non significa buono o cattivo, ma indica obbediente alla libertà che, per realizzarsi, ha bisogno di sbarre che la rinchiudano.
Ognuno di noi è prigioniero di se stesso e sbarra per qualcun altro. Il nostro esistere comporta responsabilità, diritti e doveri funzionali a un fine che non può essere diverso dalla finalità verso la quale la vita intera tende l'arco delle proprie possibilità.
La Perfezione, per essere totale, deve mettersi alla prova nell'imperfezione. Ognuno di noi è la conseguenza di una Perfezione che affida le sue ali ai nostri muscoli, il suo orizzonte ai nostri occhi e nasconde la volontà nelle leggi eterne che riempiono i cieli.
Leggi che si affidano al donare per avere e all'avere per donare.
Chiunque contrasti, nella libertà che gli è concessa, la Libertà del tutto, dovrà lottare contro l'universo intero che lo ama nonostante tutto.

martedì 11 ottobre 2011

Intelligenza universale e intelligenza individuale


L’intelletto totale di un individuo non è sovrapponibile alla razionalità di cui questo individuo è capace, e non è neppure necessariamente in contrapposizione con la sua sfera sentimentale, nella quale le emozioni sono generate. La razionalità è frutto della logica, ed è il modo nel quale la possibilità di indagare la ragione d’essere della realtà, chiamata anche intelligenza individuale, si attua a partire da presupposti i quali non sono necessariamente razionali e logici. Così, quando questi presupposti non corrispondono ai princìpi attraverso i quali la verità è attuata… logica e razionalità vanno a farsi benedire producendo risultati incoerenti. Cosa consente all’individuo di far procedere, attraverso i princìpi della logica, la consequenzialità di pensiero partendo da supposizioni che possano vantare la loro sovrapponibilità alla verità dei fatti?
L’intelligenza che suppone è un’intelligenza che si trova a essere sul piano della supposizione e, dunque, dell’idea e dell’invenzione personale. Si può essere molto intelligenti senza avere certezze sui princìpi essenziali che ordinano l’esistente, quelli definibili come universali perché applicabili all’intera manifestazione della realtà relativa.
L’intelligenza individuale è conseguenza di quella universale, che è suo principio e sua causa. In quanto individuale si pone sul piano in cui l’individuo agisce come individuo. Partendo dall’intuire individuale l’intelligenza si muove dalle ipotesi generate, e attraverso il principio di non contraddizione e le correlazioni analogiche che stabilisce con la realtà, considerata nel particolare dei suoi componenti o nei suoi aspetti generali, per deduzione o per induzione trae le sue conseguenze, alle quali l’individuo attribuisce il carattere che deve avere, per lui, la ragione.
Spesso il risultato così ottenuto è in conflitto con i sentimenti dell’individuo la cui mente ha prodotto, attraverso il ragionamento impropriamente definito “razionale”, convinzioni personali e soggettive… che sono definite “oggettive”.
L’intelligenza individuale è come un carro armato, condotto da un soldato bambino, che ignora le ragioni della guerra che sta combattendo.
C’è un altro genere di intelligenza, che sovrasta quella alla quale ha accesso l’individuo che si affida al ragionamento incapace di individuare i princìpi dai quali procedere, ed è l’intelligenza universale.
È, questa, l’intelligenza che intuisce attraverso l’immediatezza data dal poter comunicare col centro di sé.
Questa comunicazione non avviene attraverso il pensiero, ed è frutto di un intuire superiore che è caratteristica dell’intelletto universale che attua le sue possibilità nell’individuo in grado di utilizzarlo, e questo a causa di qualificazioni spirituali che lo hanno messo nella condizione di potersi aprire all’intuire superiore di cui l’intelligenza di ognuno è capace.
Quando il canale di comunicazione tra l’intelletto universale e quello individuale è stato aperto dal Mistero assoluto, la personalità spirituale e centrale è di fronte all’individualità periferica razionale e, quest’ultima, deve scegliere se continuare a formulare ipotesi o piegarsi alla Verità indiscutibile conosciuta senza la mediazione della mente.
L’individuo è sempre libero di scegliere, perché il Mistero assoluto è Libertà assoluta che tutto può, tranne che contraddire se stessa negando all’individuo la libertà di decidere per se stesso.
Quando è stata scelta la possibilità di essere liberi la consapevolezza dei princìpi è assoluta, e si vedono le ragioni che ordinano il manifestarsi del tutto e le leggi universali che ne stabiliscono la modulazione del movimento. Non è, questo vedere, corrispondente alla consapevolezza di ogni cosa, ma corrisponde al primo passo che è l’entrata cosciente nel Mistero centrale, il Quale è anche il principio e la ragione d’essere di ogni realtà. L’individuo che ha scelto di poter essere libero, attraverso il sacrificio della propria esteriorità, non ha più bisogno di affidarsi a ipotesi personali, né il suo sentire emozionale può più distinguersi dalla sua ragione sovra razionale la quale, da quel momento in poi, potrà contare su una logica che procederà da princìpi assolutamente certi. Di una Certezza assoluta analoga all’infinità interna del Mistero assoluto, la quale non può esaurirlo.

lunedì 3 ottobre 2011

La visuale metafisica sulla questione della precedenza creativa tra uovo e gallina


La questione sollevata dal bisogno di sapere se sia nato prima l'uovo della gallina, oppure la gallina prima dell'uovo, è data non dal chiedersi quale debba essere la paternità logica e temporale nel rapporto tra madre e figlio.
È dovuta, invece, alla necessità di chiedersi se nell'universo sia stato possibile che un uovo qualsiasi possa essere nato prima dell'essere che può generare questo uovo. Il problema deve essere osservato attraverso le sue estreme conseguenze. Significa dover risalire alla prima presenza di un essere nell'universo. Ora, se si optasse per la gallina resterebbe da pensare che sia comparsa per creazione immediata, ovvero che una volontà superiore al suo effetto (in questo caso l'effetto sarebbe stata la gallina) abbia generato il bipede facendolo comparire dal nulla. Se si ipotizzasse che è l'uovo a essere comparso per primo... allora non cambierebbe nulla, perché la conseguenza dovrebbe implicare che l'uovo sia comparso all'improvviso. In entrambi i casi gallina e uovo si equivarrebbero rispetto alla soluzione da trovare in riferimento alla creazione. Ipotizzando, invece, una comparsa generata dall'evoluzione... le cose non varierebbero e il mistero resterebbe tale. Questo perché supponendo che da qualcosa sia nato qualcosa, anche se questo qualcosa fosse stata solo un'infima particella di materia iniziale, sia l'uovo che la gallina di quella minuscola inezia sarebbero la conseguenza evoluta. Ci si troverebbe, in tutti i casi, a dover spiegare da dove la particella di materia arrivi. Ora, lo si capisce facile, non importa più conoscere l'albero genealogico di uovo e gallina, perché il problema della precedenza dell'uno sull'altra si confinerebbe da solo nelle questioni secondarie, irrisolvibili quando non si risolvesse prima l'origine della materia. Gli scienziati asseriscono ci sia stata una sfera di materia compressa che, deflagrando nel Big-Bang che hanno immaginato, abbia dato modo, anche alle loro intelligenze, di essere. Ma da dove è venuta quella particella non lo dicono e fingono che non sia importante saperlo. Per gli scienziati, come per un geometra, non conta sapere da dove è nato il terreno sul quale si deve costruire una casa, nel caso degli scienziati... una teoria. Può, un'intelligenza che sia davvero meritevole di definirsi tale, accontentarsi di questa spiegazione? 
La mia no che non si accontenta.
Ora mi addentrerò nella dimensione dove la logica non si fa fregare dalle lauree appese in salotto, la dimensione dove la minima contraddizione trovata le rovina la digestione di un pensiero.
Noi tutti viviamo sottomessi al tempo, che è il modo nel quale la durata si esprime nella molteplicità di un'interminabile istante, sempre uguale a se stesso nel replicarsi in modi sempre diversi, di una diversità che, però, non ha il potere di cambiare la natura dell'istante, la quale non è modificabile, ma riesce a modificare la natura e la percezione che si ha dell'istante, in funzione di ciò che nell'istante vive o muore. Dunque nello stesso istante è contenuta la vita e gli accadimenti che si susseguono, ma anche, e nello stesso tempo, vi si trova l'immobilità sempre uguale a se stessa. Questo è il convivere dello scorrere che muta e del perenne presente che non si muove. Il punto di equilibrio di entrambi questi aspetti dell'essere, complementari tra loro, è il centro del ruotare del loro esserci. Una centralità che è a entrambi superiore, e che non è toccata da entrambi gli obblighi, sia quello dello scorrere che dello stare immobile.
È questa la centralità, che è unità sempre uguale a se stessa per tutti i diversi, nella quale potenza e atto sono un'unica cosa. È qui che la potenzialità degli embrioni che pulseranno di vita, per il solo fatto di potersi esprimere si esprimeranno, e lo faranno in armonia con le potenzialità di ognuno, nella ricerca dell'equilibrio armonico particolare, elemento di quello generale. Ogni realtà è diversa da ogni altra, pur mantenendo la stessa causa, centrale e identica a se stessa in tutte le forme differenti. In questo centro avviene il miracolo dell'Uno che moltiplica le sue rifrazioni cangianti, in obbedienza alla necessità data dal bisogno di diversità e nel movimento ciclico impresso a questa diversità dai princìpi universali.
Princìpi che agiscono come assi fissi attorno ai quali il vortice immane dell'esistenza ruota, rispettando una proporzione ordinata gerarchicamente la quale è obbediente alla legge di armonia ed equilibrio che tiene ordine e disordine nella necessità di reggersi reciprocamente, affinché la musica delle sfere sia nella totalità della perfezione relativa, figlia della Perfezione assoluta. In realtà poco importa quale sia stata, in una dimensione temporale, la prima rappresentazione di un essere, perché la logica non può rifiutarsi di prevedere che nell'aspetto immobile dell'istante, perennemente identico a se stesso, si formi ciò che chiamiamo vita, e da quella immobilità essa inizi a pulsare nell'altro aspetto del tempo, quello sottomesso allo scorrere della durata. Il tempo non ha soltanto determinazioni quantitative, ma è anche soggetto all'aspetto datogli dalla qualità in dipendenza del momento in cui il suo scorrere si trova, all'interno del ciclo corrispondente. Obbedendo alla spirale il tempo inizia lentamente e si velocizza fino al raggiungimento del culmine della spirale. In quel punto, privo di durata ed esterno al ciclo, si invertono i poli e il movimento ricomincia all'interno della durata. Il tutto avvenendo senza soluzione di continuità. Dunque se si considererà la questione sulla precedenza dell'uovo o della gallina all'interno della durata non si potranno avere risposte, perché il problema non può trovare soluzione  a causa di non rappresentare, nella sua totalità, il problema da affrontare. Per essere completo il problema deve prevedere il lato sovra-temporale che è parte del tempo e che mai lo abbandona. Ecco dove avviene la creazione, ed è in quella centralità che tutto ha la sua ragione essenziale d'essere, trovando la sua origine e il suo fine.

sabato 1 ottobre 2011

Sull'uovo e la gallina

Di sicuro al piccolo uovo che si stava schiudendo al riparo di un filo d'erba la questione su chi sia nato prima tra l'uovo e la gallina sarebbe parsa una perdita di tempo, perché la quaglia che stava per guardare il cielo non aveva l'aria di essere una gallina.
Strana forma ha l'uovo; sono evidenti i suoi tentativi di rappresentare l'equilibrio nella sua forma più fragile, e se non fosse per le uova di struzzo ci sarebbe anche riuscito.
Strano canestro pieno di uova è l'universo, forme imperfette che si chiedono cosa la perfezione debba essere.
Comunque, alla quaglia, porsi troppe domande pareva un atteggiamento sconveniente nei confronti di un mistero il quale, era sicuro, stava volentieri nascosto.
Pareva quasi che il suo stare celato agli occhi del mondo favorisse il moltiplicarsi dei guai.
Intanto l'uccellino forzava, all'interno di quel guscio misterioso, nel tentativo di romperlo.
Pareva quasi che la vita servisse a rompere il guscio che impediva la vista del cielo.
Un Cielo dalla volontà immobile, ma capace di far girare le uova, e non solo quelle.
Un Cielo che metteva, tra Sé e le cose che cercavano di riempirlo, distanze incolmabili.
Alla fine l'uovo si ruppe, sotto i colpi datigli dalla vita, e due occhi troppo grandi misero a fuoco la propria incapacità a capire le ragioni che rompevano altre uova.
Poco lontano un altro minuscolo essere strisciava nel prato la sua fatica di vivere, senza domandarsi alcunché, inebriato dal profumo di cibo che lo circondava.
La quaglia vide quel muoversi, sentì il suo odore e, alla fine, anche il suo sapore.
Strana cosa la vita che, per continuare a vivere, doveva morire.
Strani esseri gli esseri che, per essere felici, dovevano togliere felicità ad altri esseri.
Pare quasi che la ragione d'essere della vita non viva all'interno del vivere, e che la ragione d'essere della morte non muoia dentro la morte.