giovedì 16 giugno 2011

Lo scrivere... oggi...


Tutti, bene o male e prima o dopo… scrivono qualcosa. Scrivere è uno dei modi che il bisogno di condividere comunicando ha dovuto scegliere, da quando il parlare ha cessato di essere la via eletta attraverso la quale gli umani si coccolano o si sgozzano. 
Lo scrivere presenta indubbi vantaggi sulla comunicazione verbale, primo fra tutti il non potersi guardare negli occhi. 
Non è difficile capire che quando gli sguardi s'incrociano può accadere di tutto, a esempio che la scrittura possa cedere posto ad altro, e non è raro che questo altro siano feroci accapigliamenti o, più occasionalmente, accoppiamenti animaleschi. 
La relazione che utilizza i suoni, ammalianti o febbricitanti, del dialogo verbale è messa a rischio da un'emotività che richiede maturità raffinata per non finire in zuffa, mentre se le proprie fisse sono stati fissate da inchiostro, sarà più facile controllare gli impulsi sanguinari che seguiranno. Le guerre campali dei tempi che furono lasciarono sul terreno migliaia di cadaveri dalla lingua troppo lunga. 
Oggi, invece, alla fiera del libro al massimo ci sono due o tre omicidi, e sono sempre gli editori che ci lasciano le penne, massacrati in qualche bugigattolo dietro le quinte di un palcoscenico. 
È proprio questo maledetto palcoscenico il centro dei problemi più gravi che chi scrive deve saper eludere.
Dando per scontato che lo scrivere sia molto meno essenziale, come necessità, dell'andare a fare il proprio bisogno al cesso, è giusto e doveroso ricordare che i nostri antenati scrivevano poche cose importanti, anche se queste sono state assai più numerose di quelle che scriviamo noi oggi. 
Un esempio è costituito dalle tavole dei dieci comandamenti, scritte in un'epoca in cui tutto era affidato al sibilare delle parole. 
Ecco che, insieme a quelle tavole, in pietra a sottolineare il peso di quelle prescrizioni religiose, rivelate a genti che ancora picchiavano i propri genitori per rovistare nelle loro povere tasche disadorne, siamo costretti a rammentare che il Padreterno ha scritto quella unica cosa affibbiandone la responsabilità a un altro, Mosè, che da quel momento in poi non ebbe più rapporti sessuali di qualsiasi natura questi potessero essere, lasciando questo serio problema in eredità a tutti i suoi successori, scrittori del futuro.
E qui si presenta da sé la ragione più importante per la quale una moltitudine di individui si arrischia a scrivere di emozioni e considerazioni ipotetiche, più raramente di voglie appassionate.
Dietro a scenari inverosimilmente arzigogolati si cela l'ansia di fare nuove conoscenze da portarsi a letto o, in alternativa, da sdraiare sul sedile di un'utilitaria.
A questo scopo non si hanno remore persino a fare della poesia sdolcinata e melensa mentre, allo stesso inconfessabile scopo, ci si butta addirittura a scrivere delle inverosimili, quanto assurde, cagate prive di ogni dignità poetica, che riscuotono pure un incredibile successone tra un pubblico di imbecilli volonterosi; successo primordiale come è l'ansia repressa che lo ha motivato.
Sono balle per oscurare la verità quelle che affermano essere, la scrittura, il modo più pregiato di fare della cultura. 
Balle che sarebbero capaci di dare un attestato di merito allo sforzo che ha voluto la più grande e diffusa biblioteca di tutti i tempi, più sofisticata, in termini di indagini interiori portate a termine sulla natura umana e divina, di quella alessandrina: la catena di negozi porno che fa parlare male di noi su tutti i pianeti che compongono la Via Lattea, per il momento non ancora siliconata.
Il mio numero di telefono, comprensivo di tariffario, lo trovate sotto le mie note personali. Telefonare per appuntamenti solo quando mia moglie è fuori a fare la spesa...

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